Parola di Vita in PPS < Misteri Gloriosi - Meditati da Chiara Lubich
Quando i discepoli furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perchè si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone”. (Lc 24,28-34)
Il mistero della risurrezione di Gesù porta a meditare su una stupenda realtà: se noi facciamo la volontà di Dio qui sulla terra, la vita non finirà con la morte, perché la vita che noi amiamo è la vita soprannaturale, è la vita dell'amore di Dio, è la vita del Cielo in cui continueremo a fare la volontà di Dio giacché in cielo tutti fanno la volontà di Dio. Dunque facendo la volontà di Dio la morte sarà per noi solo un passaggio da questa vita a una nuova vita. La vita dunque non finisce con la morte, ma semplicemente cambia, si trasforma.
Nella vita possiamo scegliere due direzioni: fare la nostra volontà o liberamente scegliere di fare la volontà di Dio. Ed avremo due esperienze: la prima, presto deludente, perché cercheremmo di arrampicarci sul monte della vita con le nostre idee limitate, coi nostri mezzi, coi nostri poveri sogni, con le nostre forze. Di qui, presto o tardi, l'esperienza del tran tran di un esistenza che conosce la noia, l'inconclusione, il grigiore e, a volte, la disperazione. Di qui una vita piatta, anche se la vuoi rendere colorita, che non soddisfa mai l'intimo più profondo di te.
La seconda possibilità è invece quella di cercare di fare sempre la volontà di Dio. E per capire quanto sia bello fare la volontà di Dio, immaginiamo Dio come il sole. Dal sole partono tanti raggi che baciano ogni uomo. Sono la volontà di Dio su di loro. Nella vita il cristiano, e anche l'uomo di buona volontà, è chiamato a camminare verso il sole, nella luce del proprio raggio, diverso e distinto da tutti gli altri. Solo così ciascuno compirà il meraviglioso, particolare disegno che Dio ha su di lui. Se faremo così, ci sentiremo coinvolti in una divina avventura mai sognata. Saremo attori e spettatori insieme d'un qualcosa di grande, che Dio opera in noi e, attraverso noi, nell'umanità.
Tutto quello che ci succederà, come dolori e gioie, grazie e disgrazie, fatti notevoli (quali successi e fortune, incidenti o morti di cari), fatti insignificanti (come il lavoro quotidiano in casa, in ufficio o a scuola), tutto, tutto acquisterà un significato nuovo perché a noi offerto dalla mano di Dio che è Amore. Egli vuole, o permette, ogni cosa per il nostro bene. E prima o poi noi ci accorgeremo ,guardando con gli occhi dell'anima, che un filo d'oro lega avvenimenti e cose e compone un magnifico ricamo: il disegno, appunto, di Dio su di ciascuno di noi.
È importante convincersi che la volontà di Dio va fatta nel momento presente. Il passato, infatti, se n'è andato e non si può rincorrerlo. Non ci resta che metterlo nella misericordia di Dio. Il futuro ancora non c'è. Lo vivremo quando diventerà attuale. In mano abbiamo solo il momento presente. E in quello che dobbiamo cercare di fare la volontà di Dio. Nel presente non è difficile sapere quale sia la volontà di Dio. Dentro il nostro cuore c'è una voce sottile, forse da noi un po' soffocata e divenuta quasi impercettibile. È la voce di Dio che ti dice che quello è il momento di studiare, o di amare chi ha bisogno, o di lavorare, o di superare una tentazione, o di seguire un tuo dovere di cristiano, o un altro di cittadino. Essa t'invita ad ascoltare qualcuno che ti parla in nome di Dio, o ad affrontare con coraggio situazioni difficili...
Prestiamo, dunque, ascolto a quella voce: è il tesoro più prezioso che possediamo. Seguiamola, e momento per momento costruiremo la nostra storia, la nostra vita, come una divina avventura, contemplando con stupore le meraviglie che Dio opera in noi.
Poi Gesù condusse i discepoli fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. (Lc 24,50) E poichè essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: “Uomini di Galilea, perchè state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui lo avete visto andare in cielo”. (At 1,10-11) Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio. (Lc 24,52-53)
Questo mistero, in cui contempliamo l'ascensione di Gesù al Cielo, ci spinge a tendere costantemente alle “cose di lassù” e cercare di migliorare sempre di più la nostra vita spirituale. Rinnovando costantemente la nostra decisione per il Paradiso, ogni mattina dobbiamo ripetere a noi stessi: “Oggi sarà meglio di ieri, domani ancora meglio di oggi.”
Per vivere così dobbiamo avere sempre davanti a noi Maria Santissima quale nostro modello, nostro ideale, come nostro “dover essere”. Così realizzeremo noi stessi. E Gesù, dal cielo, vedendo in qualche modo in noi un'immagine della sua Madre, sarà confortato dal fatto che Ella attraverso noi potrà aprire nuovamente il cuore e le braccia all'umanità che soffre, soprattutto all'umanità lontana.
Gli apostoli erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui. Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d'esprimersi. (At 1,14;2,1-4)
Questo mistero, in cui contempliamo la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli raccolti in preghiera con Maria nel cenacolo, ci spinge a rivolgerci più spesso allo Spirito Santo, ad amarlo di più, ad invocarlo prima della messa, della meditazione e all'inizio della preghiera, perché ci aiuti ad “andare in profondità”.
Ma ci spinge anche ad accogliere con gioia la presenza di Maria in mezzo a noi. Quando i discepoli erano riuniti con Maria discese lo Spirito Santo che li investì in modo veemente ed essi pronunciarono parole di vita con una forza così travolgente da convincere migliaia di uomini a seguire Gesù. E battezzarono ed edificarono la Chiesa. Ma essi, come sottolinea la Scrittura, erano con Maria, insieme con lei. Era lei la presenza dell'amore, di un amore nuovo. Se noi ci amassimo fra cristiani come se vi fosse Maria, la Madre nostra, fra noi, credo che avremmo una maggiore comprensione della Parola di Dio predicataci dai seguaci degli Apostoli, ed essa penetrerebbe in noi come negli altri così fortemente da scatenare attorno a noi la rivoluzione cristiana...; perché, diciamolo pure, troppo si dormicchia e si bivacca e ci si trastulla in mille vanità, spacciandoci per cristiani, mentre la rivoluzione dell'odio invade il mondo.
“Ora, figli, ascoltatemi: beati quelli che seguono le mie vie! Ascoltate l'esortazione e siate saggi, non trascuratela! Beato l'uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia. Infatti, chi trova me trova la vita, e ottiene favore dal Signore; ma chi pecca contro di me danneggia se stesso. (Pr 8,32-36a) Io come una vite ho prodotto germogli graziosi e i miei fiori, frutti di gloria e ricchezza. Avvicinatevi a me, voi che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti. Poichè il ricordo di me è più dolce del miele, il possedermi è più dolce di un favo stillante”. (Sir 24,17-19)
Alla Madonna, assunta in cielo in anima e corpo, chiediamo che ci aiuti a farci santi, chiediamo che ci dia una mano per camminare sicuri nel “santo viaggio” verso il cielo.
Fare della vita un “santo viaggio” è, infatti, la cosa più intelligente, perché ci sono alcuni che si accostano alla morte dopo una lunga malattia e altri che invece partono per il cielo all'improvviso.
E allora diciamo alla Madonna con tutto il cuore: “Siamo tuoi, tutti tuoi, figli tuoi, Maria. E se ci faremo santi, la santità sarà un piccolo dono che faremo a te quando arriveremo in Paradiso.”
Ma per farci santi dobbiamo “vivere dentro”, come Maria. Vivere dentro staccandoci da tutto, non per rimanere sospesi fra cielo e terra, ma per essere “radicati” in cielo, fissi nel Cuore di Gesù attraverso il Cuore di Maria, in un soggiorno trinitario, preludio della vita che verrà. Vivere dentro come Maria, dunque, e offrire al prossimo solo la linfa che sgorga dal cielo dentro di noi, per servirlo veramente, e non scandalizzarlo con la nostra condotta poco santa.
La cosa più importante della nostra vita è«vivere», vivere con l'anima. Penso spesso che se io stessi per morire e mi domandassero: «Cosa dobbiamo fare?», risponderei: «Vivere, vivere». È quello che manca spesso. Si studia, si predica, si lavora, si fanno opere concrete, ma non si «vive». L'anima deve vivere ed è l'amore che la fa vivere, che fa vivere Gesù in essa. Bisogna «vivere». E vorrei dire anche che una delle cose fondamentali per la nostra vita spirituale è ricordarsi, nonostante i fallimenti e le mancanze, di ricominciare sempre. Non è, questa, una formula che vale solo per i principianti. I maestri di spirito dicono che pure i perfetti devono sempre tendere alla perfezione e quindi essere pronti a ricominciare. Questo ricominciare deve diventare l'elemento fondamentale della nostra vita spirituale, in ogni sua tappa. Ricominciare sempre a vivere la spiritualità dell'unità: abbracciare Gesù abbandonato nell'attimo presente, vedere Gesù nel prossimo ed amarlo...: ricominciare sempre a far sì che tutto quello che facciamo sia animato dal nostro Ideale.
“Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio, al re piacerà la tua bellezza. Egli è il tuo Signore: pròstrati a lui. Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo volto. La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. E' presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re. Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti loderanno in eterno, per sempre”. (Sal 44, 11a.12-16.18)
Se Maria è Regina, bisogna allora che regni! Ma come quella del Figlio, la sua regalità è regalità d'amore, il che significa che lei regnerà se noi la lasceremo fare, perché l'amore è rispetto della libertà. E regalità d'amore, ma è regalità, e come i migliori re governerà i suoi sudditi con somma dedizione, ma vorrà e dovrà farsi condottiera d'un esercito e combattere se i figli sono in pericolo. Anche oggi Maria penserà a condurre una guerra. C'è tanta tenebra in questo mondo, c'è tanto odio, c'è tanta persecuzione alla sua Chiesa delle cui membra è Madre, che non potrà star ferma, proprio perché la sua è una regalità materna. E allora, non potendo ritornare lei sulla terra, muoverà i suoi figli fedeli a questa battaglia. Quando nel mondo si seppe per la prima volta di lei, ai nostri progenitori fu presentata come vincitrice di una lotta, e l'Immacolata, che alza lo sguardo al cielo, riflettendo nei suoi occhi purissimi la pacifica beatitudine del paradiso, tiene sotto il piede il serpente schiacciato. È l'amore evangelico che nel mondo, dove la Chiesa è militante, non può non assumere anche questa forma. Maria dunque condurrà anche oggi una battaglia e vincerà. Istruirà i suoi sudditi e soldati all'uso delle armi celesti, con le quali vorrà trarre prigionieri più uomini possibili dell'esercito avversario, confondendoli con un amore più forte della morte, nella speranza che all'inferno ritorni Satana, magari accompagnato dalle false filosofie, teorie, eresie bandite decisamente dal mondo, col minor numero possibile di uomini sconfitti, ma chiamati reiteratamente con tutti i mezzi e tutti i sistemi a tornare da lei, nella Chiesa che suo Figlio ha fondato non perché i peccatori si perdano, ma perché si convertano e vivano.
Tutti i popoli cristiani l'hanno già proclamata Regina loro, di loro e dei loro figli. Ma una cosa manca, e questa non la può fare Maria, dobbiamo aiutarla noi: manca la nostra collaborazione perché i popoli cattolici, come tanti fratelli uniti, vadano da lei a riconoscerla insieme Madre e Regina. Noi possiamo incoronarla tale se, con la nostra conversione, con le nostre preghiere, con la nostra azione, togliamo il velo che ancora copre la sua corona, la corona pur donatale dal Papa quando tempo addietro la proclamò Regina del mondo e dell'universo. Quel pezzo di mondo che sta nelle nostre mani dobbiamo deporlo ai suoi piedi. Se oggi dei confini sono stati quasi tolti da leggi non cristiane tra popoli anche tanto cristiani, Dio lo ha forse permesso perché il cammino di Maria nel mondo, che ha da venire, sia meno ostacolato e tutto risulti «sgabello per i suoi piedi» (Cf Mt 5,35), ai piedi della più grande Regina che cielo e terra conoscono: Regina degli uomini, Regina dei santi, Regina degli angeli, perché quando era in terra ha saputo immolare totalmente se stessa, ancella del Signore, ed insegnare con ciò ai figli suoi la via dell'unità, dell'abbraccio universale degli uomini, affinché sia come in cielo così in terra.
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